domenica 15 gennaio 2012

Deturpata dalla chirurgia estetica, chiede i danni


Deturpata dalla chirurgia estetica, chiede i danni

Processo

Dopo un intervento riuscito malissimo, vuole 50mila euro dal chirurgo

di Paola Pagnanelli

Chirurgia estetica
Chirurgia estetica
Macerata, 14 gennaio 2012 - UN’ODISSEA iniziata con il desiderio di vedersi più bella, e finita tra brutte cicatricie le pastoie del tribunale di Macerata. E’ quanto sta vivendo un’impiegata quarantenne di Appignano, in attesa di essere risarcita dopo un pessimo intervento di chirurgia plastica. La sua storia inizia nel 2000, quando decide di sottoporsi a una mastoplastica per ingrandire il seno. Si rivolge a un chirurgo piuttosto noto che opera in zona, e tutto riesce benissimo. Dopo quattro anni però non è più soddisfatta della sua immagine. Consulta un altro chirurgo plastico, che da tempo visita in un ambulatorio di Macerata, e dopo aver ottenuto rassicurazioni sulla possibilità di rimuovere le protesi in sicurezza, si sottopone alla mastoplastica riduttiva.Ma l’operazione non va affatto bene: la donna si trova con il seno deturpato e asimmetrico. Il professionista la sottopone ad altri due interventi, con la laser terapia, garantendole che tutto sarebbe tornato a posto. Invece il seno resta danneggiato. E alla donna, affiancata dai legali Andrea Marchiori e Tiziana Ceccarelli, non rimane che chiedere un risarcimento: 50mila euro tra spese e danni biologico, morale ed esistenziale.
 
LA CAUSA viene aperta al tribunale di Macerata, dove viene disposta una consulenza preliminare, che dà ragione all’impiegata. Nel 2007 si inizia il processo: viene disposta un’altra consulenza, vengono sentiti i testimoni, e cambia per tre volte il giudice che se ne deve occupare. Alla fine l’istruttoria si chiude, ma il magistrato che oggi ha il fascicolo, e che nei giorni scorsi avrebbe dovuto fissare l’udienza per le conclusioni, ha disposto l’ennesimo rinvio, a dicembre.
Il consulente del tribunale, un primario di Roma, ha già dato ragione alla donna: la riduzione delle protesi avrebbe dovuto essere accompagnata da un intervento sui tessuti, e il laser era inadeguato a risolvere il problema. Il chirurgo, che è difeso dall’avvocato Luca Calzetti e che ha chiamato in causa l’assicurazione (assistita dall’avvocato Giovanni Mazzei) si difende dicendo che era stata la paziente a chiedere di procedere in quel modo.
Paola Pagnanelli

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