venerdì 16 dicembre 2011

Chirurgia estetica: se il medico sbaglia pagherà anche i danni morali Lo riconosce la Cassazione ad una donna che si era sottoposta a un intervento al seno non risuscito

Per un intervento di chirurgia estetica non riuscito il medico dovrà pagare non solo i danni materiali, ma anche quelli morali. E’ quanto ha stabilito la Corte di Cassazione dopo il ricorso contro la sentenza della Corte d'Appello della capitale che aveva liquidato alla signora Giacomina solo 1.700 euro dopo che si era sottoposta a intervento correttivo per eliminare una malformazione del seno: l’operazione non aveva ottenuto i risultatati sperati, ma anzi aveva peggiorato la situazione.
“L'intervento male eseguito - ha sentenziato la Corte - aveva non solo lasciato inalterata la malformazione, per la quale la signora aveva deciso di operarsi, ma aveva causato un ulteriore danno estetico rendendo così necessaria una seconda operazione con inevitabile stress psicofisico, nel tentativo di ottenere, da parte di altro professionista, quello che il primo chirurgo non era stato capace di fare”.
La sentenza sancisce, insomma, che non vale la regola che vige per i rapporti commerciali “soddisfatti o rimborsati” come del resto aveva stabilito il verdetto d’appello, perché in questo caso vanno valutati anche i danni morali.

La liquidazione, inoltre, dovrà comprendere anche le eventuali “maggiori spese” che si rendessero necessarie per il nuovo intervento e “i maggiori danni (o pericoli) ai tessuti direttamente interessati (o ad altri) e i maggiori traumi psicofisici per il paziente”. Perché, come ha sentenziato la Cassazione “ogni operazione è un trauma anche psicologico e va tra l'altro valutato se l'inutilità di un precedente intervento possa aumentare il timore per l'intervento successivo e quindi il trauma medesimo”.
Per la prima volta la medicina estetica, quindi, viene con questa sentenza equiparata a quella terapeutica, obbligando il medico ad assumersi maggiori responsabilità.

I medici, dal canto loro, evidenziano che spesso gli esiti negativi di un’operazione di chirurgia estetica sono legati non a risultati insoddisfacenti da un punto di vista medico, ma alle mancate aspettative di pazienti che ripongono nell’intervento estetico la risoluzione a problemi psicologici. Gli interventi di chirurgia estetica sono sempre più richiesti, tanto che in due anni le operazioni di mastoplastica additiva (l’aumento del seno) sono aumentate del 42%, le blefaroplastiche del 32% e le liposuzioni del 33%.
Il desiderio di migliorare il proprio aspetto fisico fa parte della natura umana, ma se si ricorre alla chirurgia per raggiungere un modello ideale spesso la delusione è grande. “Così come per i casi patologici - spiega il chirurgo Danilo Mulina - di soggetti convinti, in maniera ossessiva se non addirittura delirante, di avere un difetto fisico, di solito immaginario o, se vero, di modesta entità, e di doverlo correggere con l’intervento del chirurgo plastico. È il caso, quest’ultimo, dei soggetti con quello strano disturbo mentale che oggi si chiama disturbo di dismorfismo corporeo o dismorfofobia. Un buon medico estetico deve essere anche un buono psicologo, perché - spiega ancora Mulina - senza pensare ai casi patologici, bisogna aver chiaro se il problema riguarda in maniera razionale il proprio aspetto fisico, oppure il modo in cui il proprio corpo è vissuto a livello mentale. In questi casi, anche dopo l’intervento di chirurgia plastica i problemi mentali restano intatti e determineranno nuove richieste”.

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