Protesi al seno, paura in tutta Europa. Interpol chiede l'arresto del fondatore della Pip
Sabato, 24 dicembre 2011 - 14:25:29

Subi' un intervento al seno con protesi della P.i.p.. Ora ha un carcinoma e chiede alla societa' francese 2 milioni di euro di risarcimento. Marilena P., classe 1960, di origine milanese ma attualmente a Roma per seguire alcune delicate cure mediche, si e' sottoposta nell'aprile 2010 in Francia ad un intervento di mastoplastica addittiva. A seguito di una mammografia eseguita di routine come ogni anno, nel maggio 2011 scopriva di avere un nodulo al seno destro di 2 cm, di origine maligna.
Dopo ulteriori accertamenti medico-diagnostici, nel mese di giugno 2011 la donna si sottoponeva ad intervento chirurgico di rimozione del nodulo e la sostituzione della protesi: la biopsia, suffragata da un riscontro medico-legale, evidenziava il nesso causale tra il formarsi del carcinoma e l'intervento di mastoplastica addittiva con materiale pericoloso. La donna ha quindi deciso di chiedere i danni alla Poly Implants Prothesis, la societa' francese che produce le protesi al silicone.
Gli Avvocati Marco Angelozzi e Giacinto Canzona che assistono la donna nella richiesta risarcitoria di oltre 2 milioni di euro alla P.I.P. Sostengono: "tra le varie forme di 'danno biologico', inteso quale danno alla salute ovvero all'integrita' psico-fisica della persona in se' e per se' considerata, in quanto incidente sul 'valore uomo' in tutta la sua concreta dimensione, anche il danno di rilevanza estetica - nel quale rientra senza dubbio anche quello causato da interventi al seno con materiale difettoso - rappresenta certamente la forma piu' complessa e meno codificabile secondo rigidi schemi e parametri valutativi per l'estrema variabilita' soggettiva delle alterazioni fisionomiche correlate non solo alla conservazione dei semplici tratti somatici ma anche al mantenimento dell'armonia e della personalita' espressiva del soggetto.
Nel caso della Signora Marilena non solo l'armonia estetica della donna e' stata irrimediabilmente compromessa a seguito dell'intervento di mastoplastica addittiva incriminato, ma la stessa ha 'contratto' una grave patologia che, in casi estremi, potrebbe determinare conseguenze letali per il soggetto".
INTERPOL: "ARRESTARE FONDATORE PIP". "MINISTERO, MEDICI NOTIFICHINO INTERVENTI". IN MIGLIAIA CHIAMANO I MEDICI - Non cessa l'allarme sulle protesi al seno pericolose, per cui si registra anche un primo risvolto giudiziario. L'Interpol ha infatti chiesto l'arresto di Jean Claude Mas, fondatore della società 'Pip' di fabbricazione delle protesi in silicone al seno francesi considerate a rischio. A renderlo noto il sito dell'agenzia Interpol che ha emesso un avviso di ricerca internazionale contro di lui. Mas, 72 anni, è ricercato dal Costa Rica per avere attentato alla "vita"e alla "salute".
Intanto in Francia il governo ha raccomandato "a titolo preventivo" e "senza carattere d'urgenza" la rimozione delle protesi Pip alle 30 mila donne che si sono sottoposte all'impianto. In Italia il ministero della Salute ha invece ribadito che "non ci sono le premesse per creare allarmismi sulle protesi mammarie" ribadendo "quanto già affermato dal Consiglio superiore di sanità, cioè che non esistono prove di un legame tra le protesi Pip e l'insorgere di tumore, ma esiste solo una maggiore probabilità di rottura delle stesse".
Ieri, al termine di una riunione del gruppo di lavoro istituito ad hoc, il ministero ha emesso un'ordinanza in cui si stabilisce che le strutture e i professionisti che abbiano impiantato protesi Pip devono "notificare all'autorità sanitaria regionale i dati relativi agli interventi nei quali sono state impiantate". Le ripetute rassicurazioni non sono però state sufficienti a migliaia di donne, che hanno contattato medici e centri nelle ultime ore. La stima arriva da una ricognizione tra i chirurghi plastici aderenti alla Società italiana di chirurgia plastica ed estetica (Aicpe).
Secondo le stime, sarebbero 4.300 le protesi Pip impiantate in Italia. E in queste ore, i Comandi dei carabinieri dei Nas di tutta Italia stanno effettuando verifiche presso i distributori di dispositivi medici per rintracciare i centri e i professionisti che potrebbero aver acquistato e utilizzato le protesi ora sotto accusa. La vicenda ha avuto ampia ripercussione anche in America Latina. Alcuni Stati della regione - tra i quali Brasile, Cile e Colombia - avevano già proibito il prodotto Pip nell'aprile del 2010, ricordano i media locali. Solo in Brasile almeno 25 mila donne brasiliane hanno utilizzato le protesi prima che venissero proibite.
Nessun commento:
Posta un commento